Gli spettacoli
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Monsieur chasse!
(Il signore va a caccia)
Regia | Alberto Monti
Scene e costumi | Elisabetta Falck e Virginia Bray
Luci | Luca Pacifici
Audio digitale | Cisco Magni
“Monsieur Chasse! è una commedia talmente sfavillante e gioiosa, così spudoratamente bugiarda e al contempo incredibilmente sincera, che limitarsi a raccontarne la trama farebbe grave torto all’autore.
Trasposta nei “mitici” anni ’60, la mise-en-scène della Compagnia Teatrale SDEA dà nuova linfa alla vena comica dell’autore facendo germogliare con ritrovata spensieratezza fiori colorati nella canna dei fucili da caccia, per l’irrefrenabile ilarità delle prede designate.
Venire a teatro per credere!” -
Knock
C’è un nuovo medico a Saint Maurice e nulla sarà più come prima.
Scritta cent’anni fa e messa in scena per la prima volta il 15 dicembre 1923 al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, l’intramontabile commedia del filosofo Jules Romains disegna con tratto agile e leggero il profilo tagliente della persuasione che, vestiti i panni del Dr. Knock, stringe in un tentacolare abbraccio l’ingenua popolazione del paesino di Saint Maurice, isolato nel mezzo della Francia profonda, flagellato dalla Grande Influenza del 1918 e sospeso a mezz’aria tra due guerre mondiali. Bersaglio ideale per l’attuazione di un piano strategicamente orientato…al trionfo della medicina!
“Gli individui sani sono dei malati che ignorano di esserlo”: sollevando il velo d’ignoranza e facendo leva sulle paure, sulle incertezze e sui bisogni essenziali della gente, Knock compie la sua missione con assoluto rigore, allettando un’intera popolazione che trova nelle terapie la propria serenità d’animo, a costo di spendere tutti i risparmi. Non si tratta di una critica alla scienza medica, né alla pur deprecabile mercificazione della salute, bensì di un mònito a non sottovalutare gli effetti sociali dei metodi di persuasione occulta che in quegli anni la pubblicità stava sagacemente sviluppando, di pari passo con l’avvento della produzione industriale.
Se la medicalizzazione è soltanto un pretesto per rappresentare nelle forme leggere della commedia il fascino magnetico delle tecniche manipolative delle masse, in trasparenza emergono gli spettri delle ideologie estreme, che di lì a poco avrebbero preso il sopravvento in Europa.
L’abilità dell’autore consente di far passare il messaggio sottotraccia, narrando con sottile ironia l’avvincente storia del successo del nuovo medico di Saint Maurice alle prese con un assortimento di varia ed esilarante umanità, sotto gli occhi sbigottiti del suo incredulo predecessore.
Ma è davvero una commedia scritta cent’anni fa?
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L’importanza di chiamarsi Ernesto
Capolavoro teatrale di Oscar Wilde, la pièce narra di Jack, giovane nobiluomo inglese, che per sfuggire alla tediosa vita della campagna in cui vive si rifugia nella mondanità londinese sotto il falso nome di Ernest.
Algernon, dandy spiantato ed ozioso, è il suo compagno di scorribande.
In visita a casa di Algernon, Jack rivela di voler chiedere la mano di Gwendolyn, cugina dell’amico, e chiede di essere presentato alla temibile zia Augusta.
Dal canto suo Algernon, sotto mentite spoglie, decide di far visita in campagna a Cecily, nipote e protetta di Jack, con l’intento di sedurla.
Il risultato, come amava definirlo l’autore, è una esilarante commedia farsesca per persone serie, dove il divertimento è assicurato! -
L’hotel del libero scambio
Splendido esempio di commedia degli equivoci orientata ad una pungente satira sociale, l’hotel del libero scambio è uno dei migliori testi di Georges Feydeau. Si narra che al suo debutto, nel 1894, le risate del pubblico erano così fragorose da rendere incomprensibili le battute degli attori durante buona parte della commedia. Tra gli autori più in voga della Belle Époque, Feydeau è l’inventore di sfrenati meccanismi drammaturgici i cui ingranaggi girano sul vorticoso alternarsi di entrate e uscite, apparizioni, sparizioni e scambi di persone.
Dall’apparente tranquillità del salotto borghese di casa Pinglet, la trama rapidamente proietta i personaggi nei corridoi e nelle stanze di un hotel di malaffare “consigliabile alle coppie sposate… tra di loro o separatamente!”. Difficile resistere.
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Il povero Piero
Preparatevi a ridere a crepapelle. Achille Campanile, grandissimo umorista del ventesimo secolo, con questa commedia, tratta dall’omonimo romanzo, ha toccato l’apice della sua comicità.
Qual’è il tema centrale? Un grande tabù della società contemporanea: la morte.
Campanile descrive con sarcastica veridicità l’inadeguatezza dei comportamenti sociali di fronte ad un avvenimento così naturale e ineluttabile, dipingendo scene divertentissime come quella della visita di condoglianze così assurda e vera allo stesso tempo, da cui sarà addirittura tratto un atto unico.
Personaggi e situazioni permettono allo spettatore di ridere di cuore di una cosa così drammaticamente seria, forse aiutandolo anche a sdrammatizzarla un po’.
La trama, senza svelarne troppa, è presto detta, è improvvisamente mancato il povero Piero, che ospita in casa suoceri e cognato. Questi insieme alla vedova inconsolabile, alla fedele cameriera e ad un’amica patita di gialli, si trovano a gestire questo improvviso lutto seguendo le ultime volontà del defunto: dare la notizia ad esequie avvenute.
State pur certi che colpi di scena e grasse risate non mancheranno!
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L’eterna illusione
You can’t take it with you – di George S. Kaufman e Moss Hart
Regia di Alberto Monti
La famiglia Vanderhof-Sycamore, guidata dal nonno Martin Vanderhof, è una famiglia bizzarra, dove ognuno è libero di seguire le proprie aspirazioni artistiche, dai francobolli ai fuochi d’artificio, dalla drammaturgia alla danza fino alla vendita di scatole di canditi contenenti i minacciosi e oscuri messaggi d’una fantomatica setta chiamata ‘La Mano Nera’. Alice Sycamore, nipote di Martin, si innamora di Tony Kirby, di cui è la segretaria. Tony è figlio di un cinico banchiere, Anthony P. Kirby, che sta cercando di comprare tutti i terreni necessari per impiantare una fabbrica di armi; e proprio Martin Vanderhof è l’unico che si rifiuta di vendere la sua proprietà al potente Kirby. La situazione precipita quando Tony porta i propri genitori a cena a casa di Alice nella sera sbagliata. La polizia irrompe in casa Sycamore e arresta tutti i componenti della famiglia, accusandoli di disturbo della quiete pubblica a causa dell’esplosione di alcuni fuochi d’artificio. La situazione si risolve con la decisione di Tony di lasciare la banca del padre per perseguire i propri sogni, e grazie all’intervento di Martin Vanderhof, che spiega ad Anthony P. Kirby quali siano le cose fondamentali della vita e come il denaro non sia la cosa più importante, perché non lo si può portare con sé al termine della propria esistenza (da cui il titolo originale, ‘You Can’t Take It With You’).
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Il più felice dei tre
Commedia in tre atti di Eugène LabicheSe tre è il numero pitagoricamente perfetto, sintesi del pari e del dispari, Labiche lo eleva alla potenza ed il risultato è una commedia esilarante, inevitabilmente in tre atti, somma espressione del genio irrefrenabile dell’autore.
Superficie minima della vita coniugale, il triangolo amoroso viene ridisegnato dal maestro del vaudeville per dar corpo, con irriverente comicità, a personaggi intrappolati nei loro ruoli, vittime inconsapevoli della coazione a ripetere che impedisce loro di svestire i panni del marito, della moglie e dell’amante.
Marjavel, Hermance, Ernesto. Lui, lei, l’altro. Accanto a loro, sulla giostra del quotidiano salgono a turno figure strabilianti, sconvolgendo fatalmente la loro routine: una coppia di fidati domestici alsaziani con alcuni…conti in sospeso, la cameriera Petunia innamorata del suo focoso pompiere, padre putativo di due orfanelli, un cocchiere tenebroso esperto di finanza creativa e poi…Jobelin, ex migliore amico di Marjavel e non di lui soltanto…, Berta, romantica cuginetta di Ernesto appassionata di zoologia fantastica ed infine Isaura, la zia sorda e cieca che è sempre al corrente di tutto.
In esito ad un irrefrenabile susseguirsi di equivoci e colpi di scena l’interrogativo rimane uno solo: chi è il più felice dei tre?
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La Dame de Chez Maxim
Commedia in tre atti di Georges FeydeauDi lì a poco Parigi avrebbe annunciato al mondo l’arrivo del XX secolo. Tra il fervore dei preparativi per l’esposizione universale del 1900 e lo scintillio della belle époque, Chez Maxim ed il Moulin Rouge erano teatro della sfavillante vita notturna della ville lumière, al culmine del suo splendore.
Nottambulo incallito e fedele al culto dello champagne, Feydeau – che da Maxim aveva un tavolo riservato a vita – non seppe resistere alla tentazione di ambientare proprio in questi luoghi la sua opera più celebre.
A farne le spese è il pacato dottor Petypon, il quale senza il benché minimo preavviso viene letteralmente piroettato tra le braccia della Môme Crevette, inebriante ballerina del più scandaloso cabaret di Francia.
Incredulo protagonista di una vicenda che vede intersecarsi due mondi altrimenti paralleli, Petypon carambola da una scena all’altra nel disperato tentativo di nascondere la situazione alla sua pia e devota moglie Gabrielle, innescando così un folle meccanismo di equivoci, alimentati dall’inesauribile vena comica dell’Autore. Ed ecco che la Môme Crevette, non prima di aver assunto fattezze angeliche, viene addirittura invitata al ricevimento organizzato nel castello dello zio Generale, dove è presa a modello della vera parigina chic, con l’arduo compito di insegnare il bon ton alla “cuginetta” e ad un manipolo di estasiate dame provinciali.Tra danze sfrenate, amori impossibili e mistiche apparizioni, proprio quando l’intrigo è all’apice una serie pirotecnica di colpi di scena condurrà tutti i personaggi al loro posto, lasciando il pubblico letteralmente a bocca aperta.
Del resto si sa, con il maestro del vaudeville il divertimento è sempre assicurato…e allora, su con la vita: stasera sciambola!
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La duplice incostanza
Commedia in tre atti di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux“La duplice incostanza” è una commedia elegante e raffinata che, con agile trama, narra una storia d’amore a lieto fine.
Ciò che la caratterizza, rendendola uno dei capolavori del teatro di Marivaux, è la leggiadra abilità con cui l’autore ci conduce attraverso il tortuoso percorso psicologico che porta alla scoperta della natura contraddittoria, ambigua e sorprendente dell’amore.
Nell’arco dei tre atti che compongono questa pièce magistrale, i sentimenti vengono capovolti e rimescolati negli animi di Silvia e Bastiano, come fossero in un caleidoscopio. All’esito di questo rivolgimento, sapientemente orchestrato da Flaminia, le prospettive cambiano, nuove immagini prendono forma dinnanzi agli occhi degli innamorati ed il mondo non sembra più quello di prima.
Ecco, dunque, che come per magia i desideri inarrivabili del “Principe” Massimo verranno soddisfatti ed anche il fedele Tino e la bella Lisette dovranno ricredersi. Flaminia, dal canto suo, dopo aver azionato le leve che muovono i sentimenti degli altri personaggi, ne uscirà al contempo vincitrice e vinta.
Ma allora è proprio vero che all’amor non si comanda?
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Non sparate sul postino!
Commedia brillante di Derek Benfield
Avete mai pensato di mettere un botteghino alla porta di ingresso ed aprire casa vostra ai visitatori paganti?
Se, come capita all’aristocratica Lady Elrood, “casa vostra” è un antico castello baronale inglese, l’idea non pare affatto malvagia, soprattutto in questi tempi di crisi…
Ma attenzione! Forse non sapete che l’eccentrico Lord Elrood ha come principale occupazione la difesa a mano armata della sua fortezza contro I quotidiani “assalti” del postino, del droghiere e di chiunque altro abbia l’ardire di avvicinarsi troppo alle mura!
Lo scopriranno presto i turisti in visita al castello, tra cui due brutti ceffi appena usciti di galera con un conto in sospeso con il povero Chester, fotografo dilettante, marito della raggiante Patricia e genero dei padroni di casa.
Guidati per mano dall’ispirata Miss Partridge, Bert e Maggie – ignari visitatori paganti – tra mille peripezie riusciranno infine a sortire indenni dal castello, in compagnia di Ada, cameriera “disperata” con una passione per…lo spionaggio, George, capo scout impiegato (ahimè!) alle Poste ed un branco di lupetti scatenati…
Benvenuti a Elrood Castle!
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¡CASA NOVA!
Giacomo Casanova amava ricordare in metafora che “morire è come dover uscire dal teatro quando o spettacolo non è ancora terminato”. Il che è tanto più vero quanto più è intrigante ciò che accade sulle scene, quella della vita e quella del teatro.
E può ben dirsi, senza tema di smentita, che “¡CASA NOVA!”, esilarante storia d’amore e di traslochi, ambientata ai giorni nostri e liberamente tratta da uno dei capolavori del maestro veneziano Carlo Goldoni, tiene il pubblico letteralmente inchiodato alla poltrona.
Amore, vanità, orgoglio ed un pizzico di ingenuità: una miscela esplosiva che rischia di far “saltare per ari
a” la casa nuova in cui i giovani sposi, protagonisti della commedia, hanno appena deciso di trasferirsi. E così i normali lavori di ristrutturazione dell’appartamento si trasformano in un’odissea nella quale Arturo e Cecilia, in balia dei venti e degli eventi, si ritrovano a fronteggiare mille peripezie.
Una nutrita schiera di personaggi – composta da parenti, amici, falegnami, muratori, idraulici, tappezzieri, portinaie e vicini di casa – popola un’avventura che mano a mano assume i connotati del paradosso, pur essendo destinata a riportare tutti, sani e salvi, con i piedi per terra.
Un avvertimento al pubblico: l’azione si svolge tutta d’un fiato, ma le sorprese ed i colpi di scena sino all’ultimo restano in agguato! Del resto ben si sa: chi lascia la casa vecchia per la nova…
Riguardo alla “Casa Nova”, così Goldoni si esprime nella prefazione alla commedia del 1767: “s’io non avessi composto che questa sola commedia credo che essa bastato avrebbe a procurarmi quella reputazione che acquistata mi son con tante altre… Io non la metto in paragone con quella di altri autori, ma colle mie e credo mi sia lecito di preferirla a molt’altre e di collocarla nel numero delle mie dilette”.
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Un marito ideale
Nella cosmopolita Londra degli affari internazionali Robert Chiltern è un manager di grande successo ed un marito ideale per la seducente Lady Chiltern, appassionata di cucina eco-sostenibile. A turbare l’idillio giunge da New York la perfida ed affascinante Laura Douglas, la quale è a conoscenza di un terribile segreto riguardante il passato di Robert: opportunista e senza scrupoli, Laura non esita a far uso di questa arma per ricattarlo. Timoroso di perdere, insieme con la reputazione, anche la sua brillante carriera e, soprattutto, l’amore della sua bella moglie, Robert cerca aiuto dall’amico Arthur Bransham, scapolo impenitente, amante della bella vita londinese.
Nel tentativo di trarre d’impaccio Robert, Arthur viene però catapultato in una rete metropolitana di bugie, inganni e convegni amorosi, tanto sconvolgente da mettere a repentaglio ciò in cui egli crede di più: il celibato. Come se non bastasse, a complicare le cose ci pensano il padre di Arthur, Sir Richard Bransham, noto imprenditore britannico con il pallino del turismo spaziale; la svampita Trissy, sua seconda moglie; Lady Markby, esuberante amica di famiglia; Krampack, lontano parente di Don Lurio, in visita dal Belgio; Mabel, giovane, bella e (solo all’apparenza) ingenua sorella di Robert ed il segretario personale di quest’ultimo, tale Tommy Trafford, fidato collaboratore il quale, tuttavia, è affetto da qualche “piccola” mania ossessiva…
Complice Linda Marchmont, prima moglie di Sir Richard e mamma “hippie” di Arthur, l’epilogo della commedia è a dir poco sorprendente, grazie anche all’intervento di Mick Jagger e di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra. In tutto questo soltanto una cosa resta ancora da chiarire: ma chi è veramente… il marito ideale?
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La pulce nell’orecchio
L’espressione proverbiale “mettere la pulce nell’orecchio”, si basa sulla credenza che ci siano in effetti insetti che hanno l’abitudine di introdursi nelle orecchie della gente.
Lo sapevate che esistono le bretelle ortopediche? Beh, in ogni caso ora lo sapete. Attenzione perché l’ignorare questa notizia dall’aria innocua può portare a conseguenze impensabili! La fedeltà nella coppia tiene banco, come sempre, nelle commedie brillanti di Georges Feydeau. Le macchinazioni e le peripezie per scoprire la fedeltà del proprio partner sono il sale di questo esilarante vaudeville. Quando si ha una pulce nell’orecchio si comincia a sragionare, travisare e fraintendere gli atteggiamenti e le distrazioni più comuni del mondo. Se poi l’azione si svolge a Parigi, tra una casa borghese e un hotel di dubbia moralità ma di sicura ispirazione orientale, l’effetto comico è assicurato.
In questa pièce si celebra anche l’internazionalità della “Ville Lumiere”, tanti i personaggi non francesi, un’involontaria celebrazione dell’Europa Unita, dove genti europee e non, si incontrano e si scontrano.“La Pulce nell’orecchio compie cento anni, creata nel 1907, ancora oggi mantiene quella freschezza dovuta alla meticolosità con cui è stata scritta.
In Italia riscosse molto successo nel 1991 con la regia di Gigi Proietti.
Nel 1967 in Inghilterra è stata realizzata una versione per la TV con Anthony Hopkins nel cast, mentre l’anno successivo è uscito il film, una produzione francese con Rex Harrison come protagonista.Jean Cocteau racconta: “Feydeau non parlava mai del suo teatro, componeva di nascosto, come un vizio. Il teatro era il suo “vizio”. E in esso riversava la sua umanità e la sua fantasia più folle.
A suo figlio Michel, Feydeau scriveva: “Se vuoi far ridere, prendi dei personaggi qualunque, mettili in una situazione drammatica e procura di osservarli da un’angolazione comica”.Spesso non sono infatti i suoi personaggi ad essere strani, ma lo sono le situazioni nelle quali essi si ritrovano. E i meccanismi con i quali le costruisce sono impeccabili, ingegnosi, perfetti.
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Il Tacchino
Per la stagione 2001, la Compagnia Teatrale SDEA ha presentato:
Il Tacchino
esilarante commedia in tre atti di Georges Feydeau
nella versione italiana di Edoardo Corvi Mora e Alberto Monti
Lo spettacolo è stato in cartellone presso numerosi Teatri di Milano, tra i quali il Teatro L’ARCA (7 e 8 aprile 2001), il Teatro S. GAETANO (21 e 22 aprile 2001) ed il Teatro LA CRETA (5 maggio 2001).
Spettacoli di solidarietà, a scopo benefico, si sono inoltre svolti presso il Teatro SALA WAGNER in data 19 e 20 maggio 2001, in collaborazione con il Rotaract Milano S. Ambrogio e con la Croce Bianca Vialba Onlus e presso il Teatro EDEN di Vaprio d’Adda, in data 14 luglio 2001, in collaborazione con l’Associazione Centro Diurno Anziani Onlus.
Con lo spettacolo: “Il Tacchino” infine, la Compagnia Teatrale SDEA ha vinto la Settima Rassegna Ewiva Nuovi Artisti di Talento andando in scena sul palco del milanese Teatro Verga il 3 novembre 2001.
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Trenta secondi d’amore
In occasione della stagione teatrale 1999-2000, la Compagnia Teatrale SDEA ha presentato:
Trenta secondi d’amore
liberamente tratto dall’omonima commedia di Aldo De Benedetti
sceneggiatura e adattamento di Edoardo Corvi Mora
con la Compagnia Teatrale SDEA
La stagione è stata, dunque, caratterizzata dal primo tentativo della compagnia di rielaborare creativamente un testo teatrale, presentando un originalissimo adattamento della famosa opera di Aldo De Benedetti. Questa divertente commedia, scritta e rappresentata nel 1937, è stata trasportata da noi nell’attualità dell’anno 2000, intervenendo sul testo e sulla caratterizzazione dei personaggi, affinché la storia potesse liberamente svolgersi nei giorni nostri, nel tentativo di mantenere, comunque, intatta la carica di umorismo originale. Questa la scommessa della Sdea.
I risultati? Lo spettacolo è stato portato sulle scene di ben quattro diversi teatri milanesi: Il Teatro Oscar di via Lattanzio, il Teatro Lucania, il Teatro dell’Arca di corso XXII marzo ed il Teatro S. Giuseppe di via Redi. Dulcis in fundo, a coronamento di una nuova stagione di successi, la commedia è stata rappresentata sul prestigioso palco del Teatro del Casinò Municipale di San Pellegrino Terme (BG), andando così in scena per la nona volta nel corso della stagione! La risposta del pubblico alle nostre performances è sempre stata estremamente positiva ed incoraggiante, sia in termini numerici, sia con riferimento alla misurazione dei “decibel” di applausi e risate!
Anche in questo anno duemila dobbiamo un sincero ringraziamento a Roberto Fera, per i suoi consigli e per la sua sempre preziosa collaborazione. Un grazie speciale merita Enzo Fera il quale, per primo, ha dato fiducia a questo spettacolo.
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L’importanza di chiamarsi Ernesto
Nella stagione 1997/1998 la Compagnia SDEA ha intensificato la propria attività proponendo ben due spettacoli:La Cantatrice Calva di Eugene Ionesco
già proposta nella stagione 1994/1995 e replicata a grande richiesta il 28 marzo 1998 al Teatro Maria Immacolata di Milano, nonché il grande classico:
L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde
capolavoro rappresentato sul palcoscenico milanese del Teatro Piccola Commenda in tre serate: 23, 24 e 25 giugno 1998.
© Copyright 2000 Compagnia Teatrale SDEA Onlus – Tutti i diritti riservati.
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La Cantatrice Calva
Nella stagione 1997/1998 la Compagnia SDEA ha intensificato la propria attività proponendo ben due spettacoli:
La Cantatrice Calva di Eugene Ionesco
già proposta nella stagione 1994/1995 e replicata a grande richiesta il 28 marzo 1998 al Teatro Maria Immacolata di Milano, nonché il grande classico:
L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde
capolavoro rappresentato sul palcoscenico milanese del Teatro Piccola Commenda in tre serate: 23, 24 e 25 giugno 1998.
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Sarto per Signora
Un eccezionale riconoscimento del cammino fatto nel corso di questi anni arriva per la Compagnia Teatrale SDEA proprio in occasione della stagione 1998-1999.
In questa stagione, infatti, la Compagnia Teatrale SDEA con la commedia brillante
Sarto per Signora di Georges Feydeau
ha occupato uno spazio importante nel cartellone del Teatro Piccola Commenda di Milano, piccola ma importante ribalta milanese, attualmente presso il TEATRO LUCANIA, in zona Corvetto, accanto alla Compagnia Nuove Idee di Roberto Fera ed alla Compagnia Stabile del Teatro delle Erbe di Mario Barillà.
Il frenetico vaudeville Sarto per Signora, nella originale versione allestita dalla SDEA, è andato in scena in tre riprese al Teatro Lucania di Milano, dal 6 all’8 marzo1999.
Sulla scia del successo ottenuto nella prima serie di rappresentazioni e sotto l’egida di Roberto Fera, la Compagnia Teatrale SDEA – rinvigorita dall’entusiasmo e dall’energia apportati da un sostanziale rinnovamento dell’organico – ha intrapreso un’effervescente tournee primaverile di spettacoli, andando in scena prima al prestigioso Teatro Villoresi di Monza il 9 aprile 1999, poi al Teatro EDI “Piazzetta all’Italiana” di Milano il 30 aprile1999 ed al Teatro Comunale di Rho l’8 maggio 1999.
A coronamento di una stagione senza precedenti, nel corso della quale Sarto per Signora ha raccolto il plauso di oltre 1.500 spettatori, la Compagnia Teatrale SDEA si è infine esibita all’aperto il 4 luglio 1999 nel suggestivo contorno dell’ Area Estiva di Cassina Anna a Milano.
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Carol: L’irraggiungibile
Durante questa stagione teatrale, la sessione di prove della Compagnia SDEA ha trovato ospitalità presso le strutture del Circolo Filologico Milanese di via Clerici 10.
Oggetto della rappresentazione è stata l’opera intitolata:
Carol: L’irraggiungibile di William Somerset Maugham.
Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Olmetto nelle serate del 26 e 27 giugno 1997.